Il suffisso 2.0 si fa sentire già da un po', ed è vero, ci ha anche stufato. Eppure, nonostante di web 2.0 oramai non sembra avere più senso nemmeno parlarne, non c'è ancora una valida alternativa per Enterprise 2.0. In questo concetto è incluso tutto un nuovo modo di cercare lavoro e gestire le risorse umane che ancora non è penetrato totalmente nel mindset di moltissime aziende. Vi forniamo qui un elenco di esempi di Enterprise 2.0, che vi faranno capire che l'head hunter migliore non è quello che vi chiede tre pregi e tre difetti, ma quello che vi offre un bicchiere di vino, osserva la vostra scelta e brinda alla vostra augurandovi, in ogni caso, buona fortuna.
Vettery
Si definisce come il marketplace dei posti di lavoro. Inserite una città, le vostre qualifiche, le vostre aspettative di guadagno. Un recruiter vi contatterà, vi proporrà una serie di job openings che possono combaciare con il profilo proposto e, se riuscite a ottenere il lavoro tramite Vettery, vi aspetta un bonus di $500. Le statistiche sono quasi imbarazzanti: ci sono 984 hiring managers attivi nel sito, il tempo medio per trovare un nuovo lavoro è 36 giorni e il salario medio (su base annua) è di $120.654. Provate, e se per caso ci riuscite, fateci sapere come è andata.
PureHouse
Si parla di Enterprise 2.0 anche in tema di lavoro autonomo. Se fino a qualche tempo fa il co-working rappresentava una rivoluzione, era solo perché ancora nessuno si era inventato il co-living. PureHouse è un esempio di questo nuovo trend: un incubatore che è anche un hub, una casa che è anche un ufficio, un posto di lavorare che è anche un posto dove imparare a vivere. Per entrare a farne parte, bisogna aderire ai principi fondanti di questa comune contemporanea: provare gratitudine, comunicare con gli altri, essere attivi e partecipi, prendersi cura di sé e degli altri. Insolito, ma estremamente incoraggiante. Eccoli qui sotto.
"Chi ha detto che non si può avere un pranzo gratis?". Il loro motto già dice tutto. Attraverso la piattaforma di Lunchcruit è possibile incontrare quelli che potrebbero diventare i vostri futuri datori di lavoro, pranzare a loro spese, e magari con l'occasione mettere una firma sul vostro prossimo contratto. Il principio è molto semplice: non è solo il recruiter che ci sceglie, siamo anche noi a scegliere cosa ci può andare bene e cosa no. E per capirlo, non c'è modo migliore che condividere un momento cruciale come il pranzo. Senza pressione, senza commitment, serve solo per conoscersi. A un italiano medio però non c'è nemmeno bisogno di spiegare quanto sia importante la tavola come test sociale, un test talmente accurato che è quasi impossibile nascondere chi si è veramente. Anche solo dal vino che si sceglie per accompagnare un piatto di tagliatelle al ragù.
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